Etica, ecologia, leadership
La clausola ecologica è incorporata nel comportamento di animali e piante.
In essi esiste la competizione per la sopravvivenza, oltre la cooperazione.
Ma il livello di competizione, per quanto estremo, non è in grado di minare l’intero ecosistema, in quanto è connaturato ad esso, ne costituisce una componente fondamentale, come la luce rispetto al sole.
Negli animali e nelle piante l’ecologia è garantita da un equilibrio tra mezzi e fini. I mezzi si sono evoluti attraverso la selezione naturale e la mutazione genetica, in modo lento, graduale.
Nell’uomo, con la comparsa del linguaggio e della cultura, la crescita dei mezzi (scienza e tecnologia) ha assunto sempre più dimensione esponenziale. I fini dell’uomo, i suoi scopi, la sua gerarchia di valori, non è evoluta con altrettanta rapidità.
C’è quindi un rischio sempre presente di disequilibrio tra potere dei mezzi e validità dei fini, intesi come guide per garantire la sopravvivenza dell’ecosistema e la qualità della vita.
Non solo: paradossalmente, con la modernità e la desacralizzazione del mondo, i mezzi sono stati confusi con i fini. Oggi sembra naturale che tutti dobbiamo impegnarci a lavorare sempre di più per far crescere l’economia, incrementare produzione e consumo, creare nuova tecnologia, che alla fine trasformerà la terra in una gigantesca discarica inanimata.
Oggi l’ecosistema è a grave rischio di estinzione. Per garantire la sua sopravvivenza e il benessere della specie umana e delle altre specie viventi, occorre una sorta di mutazione, non di tipo genetico, troppo lenta a verificarsi, ma di tipo culturale.
Occorre in sostanza che, in qualche maniera, l’uomo apprenda a inserire la clausola ecologica in ogni sua azione, da piccola a grande che sia. In altri termini, l’uomo deve apprendere a rendere naturale e spontaneo il comportamento etico, rispettoso di tutti gli esseri e dell’ambiente, e a provare naturale avversione per il comportamento egoistico e narcisista (che, per altro, è stata una delle molle dello sviluppo dell’economia capitalistica).
L’uomo deve apprendere a rendere naturale e spontaneo il comportamento etico, rispettoso di tutti gli esseri e dell’ambiente, e a provare naturale avversione per il comportamento egoistico e narcisista.
L’uomo, rispetto agli animali, possiede una capacità che rende possibile questa trasformazione: la capacità di cambiare posizione percettiva, di mettersi nei panni di altri, di provare empatia.
Questo lo può fare, così come può parlare.
Ma in genere l’empatia viene esercitata, e nemmeno tanto spesso, solo nei confronti di una ristretta cerchia di persone famigliari o amiche. Inoltre, questa capacità dell’uomo è molto indebolita dalle proiezioni di parti di sé che non conosce (ombra). In tali casi, anche quando crede di mettersi nei panni degli altri, in realtà non è vero: fa solo lettura della mente (grave barriera nella comunicazione).
Ciò indica che il comportamento etico non è soggetto alla ragione e alla volontà, ma è una funzione del carattere.
Quando Gesù ha detto che il comandamento più importante è amare il prossimo come se stessi, indirettamente ha affermato che compito dell’uomo è trasformare il proprio carattere.
Trasformare il carattere significa liberarlo dalle componenti egoiche o separative. Quante più componenti egoiche albergano al nostro interno, tanto meno saremo capaci di amare e provare empatia.
Maggiori componenti egoiche = minore capacità di amare
Oggi, nell’ambito del movimento ecologista, esiste una corrente che si identifica come “ecologia profonda”. Ecologia profonda significa clausola ecologica naturalmente incorporata nel comportamento.
La via dell’ecologia profonda è l’empatia profonda, o empatia allargata, che naturalmente conduce all’amore, alla compassione e alla cura per tutti gli esseri.
Empatia profonda → amore universale → ecologia profonda
= clausola ecologica naturalmente incorporata nel comportamento
= leadership etica (EcoLeadership)
= percezione e pensiero sistemico e olistico (inter-essere)
Oggi disponiamo di una tecnologia psicologica moderna che rende possibile questa trasformazione. Ma occorre la volontà politica di attuarla.
Il maggiore ostacolo è il grado di inconsapevolezza in cui tutt’oggi versa la maggior parte dell’umanità. Ancora oggi è poco diffusa la comprensione del male freddo, o male sistemico, che è la causa assolutamente prevalente dell’umana sofferenza non necessaria (nevrosi collettiva). Senza questa chiara percezione, l’umanità, anche se in gran parte animata da buone intenzioni, continuerà a comportarsi in modo profondamente distruttivo, lasciandosi guidare da leader incompetenti o narcisisti (EgoLeader).
L’inconsapevolezza è carenza percettiva.
La percezione è guidata dal pensiero-linguaggio.
Il pensiero-linguaggio funziona operando distinzioni sulla realtà, ed evidenziando determinate figure dallo sfondo, rendendole accessibili alla coscienza. Attraverso queste figure, crea la nostra mappa del mondo. Essa sovradetermina i nostri pensieri, emozioni, azioni.
Tutto il resto rimane inconscio o subconscio.
Per cambiare la nostra percezione, per cambiare la nostra mappa del mondo, rendendola adeguata al pensiero sistemico, occorre cambiare il nostro pensiero-linguaggio.
Solo in tal modo potremo naturalmente percepire ciò che è essenziale ai fini della qualità della vita e della riduzione della sofferenza (cfr. la storia del Buddha e delle foglie in mano). La fondamentale distinzione, per rendere possibile la percezione e la visione sistemica, è tra Ego e Non Ego, tra potere-dominio e potere-capacità-servizio. Essa deve diventare la figura prioritaria, il filtro attraverso cui osservare la realtà relazionale.
Ego e non-ego. Potere-dominio Potere-capacità-servizo
Allenarci a riconoscere e lasciar andare gli atteggiamenti egoici e disfunzionali che pratichiamo comunemente nel nostro quotidiano, è la via per crescere come esseri umani consapevoli.
La pratica di tali distinzioni ci conduce naturalmente a provare empatia, in cerchi via via più allargati, a provare compassione, a desiderare il bene comune e a comportarci di conseguenza in modo efficace. In tal maniera il comportamento etico può finalmente diventare altrettanto spontaneo di quello che fino ad oggi è sembrato essere il comportamento egoistico, sul cui presupposto si fonda l’intero sistema dell’economia capitalistica moderna.
Non solo: la pratica di tali distinzioni ci rende capaci di vedere con chiarezza i segnali che indicano l’affidabilità e l’integrità di un leader, o al contrario la sua non affidabilità e narcisismo, e quindi la sua pericolosità.
La conoscenza oggettiva, intesa come conoscenza ottenuta da un osservatore neutrale, distaccato dall’oggetto di osservazione, fungibile, sostituibile da qualunque altro osservatore che si ponga nella medesima situazione, che otterrà i medesimi risultati osservativi in qualunque circostanza, è la base della scienza moderna.
La conoscenza oggettiva per definizione esclude la soggettività dal processo di conoscenza ritenuto valido. Il soggetto infatti è mutevole, e i risultati della sua osservazione cambiano da tempo a tempo e da persona a persona.
Quindi la conoscenza oggettiva è la vera conoscenza?
Se ci si affida solo a questo tipo di conoscenza (oggettiva), ritenuta unica attendibile, le possibili mappe che descrivono la realtà ne vengono influenzate alla radice. Se si pensa che tali mappe siano le uniche valide, si commette un errore di superstizione, in quanto, per coerenza, per essere ragionevoli e non superstiziosi, si dovrebbe dire: valide dato il punto di vista prescelto e per determinati scopi, che non dovrebbero mai essere dati per scontati, ma oggetto di continua riflessione.
Questo tipo di conoscenza insegna all’osservatore a bandire l’empatia, in quanto ritenuta un’indebita interferenza. Quindi conoscenza fredda, non empatica. In tal modo si può procedere alla vivisezione e ad altre pratiche orrende senza battere ciglio.
Ora, la conoscenza separativa, che bandisce l’empatia, non è forse a rischio di grave contaminazione egoica? E quindi di grave distorsione? La pratica assidua della conoscenza fredda, a cui ci abitua la scuola fin da piccoli, non è forse una delle radici dell’atteggiamento separativo, quello che insegna a non vedere, ma soprattutto a non sentire?
E una volta creata questa abitudine condivisa, quanti sforzi ci vorranno per invertire la rotta e reintrodurre l’empatia nel processo di osservazione, cosa che sembra assolutamente necessaria a salvare il pianeta dall’autodistruzione?
La soggettività, è vero, può essere sinonimo di arbitrarietà e casualità. Il soggetto che crede di empatizzare potrebbe semplicemente effettuare una proiezione. Questo rischio esiste. Ma esiste anche il modo di circoscriverlo, così come si è dovuto procedere con molte successive correzioni di rotta per rendere attendibile l’osservazione cosiddetta oggettiva.
Se l’osservazione empatica può svolgere un suo ruolo persino nella scienza della natura, senza dubbio essa dovrebbe essere la forma principale di conoscenza nel settore delle scienze umane.
Praticare la conoscenza oggettiva significa escludere l’empatia e sentirsi separati. Ma questo è esattamente la definizione di Ego. Quindi, ripetiamo ancora una volta, praticare assiduamente la conoscenza oggettiva, senza temperarla con la conoscenza empatica, è un modo per incrementare l’Ego.
Il pensiero egoico non ha la clausola ecologica incorporata, anzi ne ha una opposta: dominare, sfruttare ciò che è diverso da me, nel presupposto che questo produca il mio bene (come possa produrre il bene di altri è un mistero che solo menti filosofiche molto raffinate hanno cercato di svelare).
Leadership evolutiva ed etica
In base alle considerazioni di cui sopra, ecco alcune definizioni intorno al tema della leadership.
Ecoleadership = promozione altruistica della crescita delle persone.
Leader del futuro o leader evolutivo = chi favorisce in modo altruistico la crescita delle persone ovvero chi aiuta gli altri a diventare leader di se stessi
Le capacità essenziali di cui dovrà disporre un ecoleader saranno:
empatia profonda, amore disinteressato, visione sistemica, clausola ecologica incorporata.
Gli strumenti che utilizzerà: linguaggio della trasformazione, che opera le distinzioni necessarie a promuovere il pensiero sistemico, unitivo e che sa discernere.
Mauro Scardovelli
2006
Tag:Ascolto, Leadership