
Le parole della Costituzione Italiana
Analizziamo ora come la nostra Costituzione preveda, per la sua piena attualizzazione, un percorso di liberazione personale come quello sopra descritto.
In primo luogo dobbiamo sapere ciò che i giuristi normalmente ignorano, e cioè che la nostra Carta Costituzionale è un testo sacro.
Come autorevolmente sostenuto da Marco Ferrini, maestro spirituale riconosciuto anche dalle autorità indiane, “Come gli Indiani hanno la Bhagavad Gita, gli Italiani hanno la Costituzione”.
La Bhagavad Gita è uno dei testi fondamentali dell’induismo, come la nostra Costituzione è un testo sacro che si ispira alle più grandi tradizioni sapienziali dell’umanità.
All’art. 3 comma 2, essa recita:
“È compito fondamentale della Repubblica rimuovere gli ostacoli, di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e la partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Quindi, in primo luogo, la Costituzione riconosce che ci sono degli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. E che questi ostacoli vadano rimossi, affinché si possa realizzare la democrazia Costituzionale, la più avanzata al mondo.
Quali sono gli ostacoli? Essi sono di ordine economico e sociale. Dai lavori preparatori si evince che per ostacoli sociali si intendono anche quelli di tipo psicologico personale. In altri termini, i Padri Costituenti ritenevano che, affinché si potesse realizzare una vera democrazia, occorreva in primo luogo trasformare l’Io egoico-bellico, che costituisce il più grosso ostacolo da superare su questa via.
Trasformarlo nella direzione indicata sopra nel testo, da “Io egoico, individualista, competitivo e anticomunitario”, a “Io relazionale, solidale, comunitario”. Nei nostri termini, l’Io Cristico.
Solo quest’ultimo ha le caratteristiche che conducono naturalmente al “pieno sviluppo della persona umana”, indicato nella nostra legge fondamentale, ovvero al pieno sviluppo della coscienza etica.
Se si rimane nell’orbita del vecchio Io, nessuna rivoluzione Costituzionale può essere realizzata. Infatti tutto il suo impianto presuppone il Popolo comunità, sovrano sul suo territorio (Art. 1).
Un popolo non comunitario non è neppure un popolo, ma un aggregato di individui pronti a competere e a lottare tra loro, nella difesa dei loro interessi specifici e particolari.
È quello che accade oggi, dopo la regressione neoliberista, iniziata alla fine degli anni ’70, dopo la morte di Aldo Moro.
I passaggi più importanti di questa regressione sono stati:
- la cessione della sovranità monetaria ai mercati, ovvero alle banche private, avvenuta nel 1981, nota come Divorzio tra Ministero del Tesoro e Banca d’Italia. In tal modo abbiamo perso la sovranità tout coure, non essendo più in grado di emettere la nostra moneta, e quindi non potendo più dirigere la nostra economia;
- la privatizzazione selvaggia dei nostri enti pubblici economici (Iri, Eni, Enel ecc.), fiori all’occhiello della nostra economia, avvenuta nei primi anni ’90, che hanno comportato la perdita delle nostre principali fonti di produzione di ricchezza;
- e, colpo finale, la partecipazione all’Unione Europea e l’entrata nella zona Euro. I Trattati europei sono un capolavoro di oscurità e incomprensibilità, costruiti appositamente così, per nascondere il tipo di operazione che si stava facendo, e potendola così esaltare come la nostra salvezza.
In realtà, i Trattati Europei, prevedendo nell’art. 3, “un’economia sociale di mercato, fondata sulla forte competizione”, si pongono agli antipodi del disegno costituzionale, fondato sulla cooperazione e sulla solidarietà.
Dovrebbe essere chiaro a tutti che competizione e solidarietà si escludono a vicenda. Purtroppo non è chiaro neppure alla maggioranza dei giuristi e degli economisti. Forse perché hanno preferito saltare sul carro dei vincitori, anziché difendere il Popolo Italiano, come era loro dovere.