
L’io relazionale
L’io non è originario, semplice, trasparente a se stesso, come sosteneva Cartesio. Né è, come diceva Hobbes, “diffidenza, avidità e gloria”, cioè la somma di tre patologie: paranoia, ossessività e narcisismo.
L’io è quello descritto nei lavori preparatori della Costituzione, relativi all’articolo 3.
L’io non è un centro autonomo, originario, isolato dagli altri io, ma è “Un centro di relazioni. E dalla intensità e bontà di queste relazioni dipende la felicità e la forza dell’io”[1].
Formazione di un io-governo sano e fine della reattività
Stiamo qui parlando dell’io adulto, quel “centro di coscienza e volontà”, secondo la definizione di Roberto Assagioli, che pian piano si forma come un magnete all’interno della personalità, e diventa la guida, il governo interiore della psiche. Tale io non è presente all’inizio, ma si forma via via che il bambino diventa adolescente e poi adulto.
Tra un bambino e un adulto c’è una differenza fondamentale:
le emozioni dell’adulto non sono prodotte dall’esterno, da eventi reali o comportamenti di altre persone; nel bambino sì.
L’adulto ha un ottimo controllo sulle sue emozioni; il bambino no.
I bambini per natura sono reattivi, quasi meccanici; gli adulti, quelli veri, no.
“La reattività degli adulti”, quindi, è sempre “quella dei bambini interni”.
I bambini, reali o interni, avendo una visione piuttosto ristretta, di fronte alla realtà esterna o a comportamenti altrui, tendono ad agitarsi.
Quindi ad emozionarsi. E le loro emozioni possono contaminare e dominare il loro io-governo ancora in corso di formazione.
Ciò accade quando anche l’io-governo dell’adulto non è adulto, ma è ancora piccolo: un bambino o un adolescente.
Questo tipo di io-governo non può fungere da base sicura interiorizzata e non può proteggere i bambini interni, perché anche lui si preoccupa.
Infatti, se i bambini interni si spaventano o si arrabbiano, anche l’io-governo si spaventa o si arrabbia: a seconda dei casi, può dare ragione o torto ai bambini, ma non è in grado di calmarli.
I bambini non possono essere da lui educati e guidati. Non crescono, rimangono come sono.
Ci sono persone che per tutta la vita sono reattive, cioè di fronte a fatti esterni o comportamenti esterni, reagiscono con rabbia, tristezza o paura, cioè quelle che, con Spinoza, chiamiamo “passioni tristi”.
Sono poche le persone che si prendono la piena responsabilità delle loro emozioni, avendo ben presente che le emozioni non sono mai causate dall’esterno, ma dall’interno. Diventando così buoni genitori di se stessi.
La maggioranza degli adulti sono genitori-bambini, che mettono al mondo dei figli, ma non sono in grado di educarli e farli crescere correttamente.
Nella vita di tutti i giorni vediamo che, quando un bambino si spaventa, la prima cosa che fa è guardare la mamma.
Se la mamma rimane tranquilla e serena, il bambino si tranquillizza, perché la mamma è la sua base sicura. Se la mamma si agita anche lei, il bambino si spaventa ancora di più.
Solo nel primo caso la mamma è la base sicura esterna che poi, col tempo, il bambino interiorizza come base sicura interna. Se questo processo si completa felicemente, l’adulto sarà tendenzialmente privo di reattività.
Facciamo adesso un esempio che riguarda due adulti come età anagrafica, Pietro e Paolo. Pietro ritarda ad un appuntamento che ha con Paolo. Paolo, comincia ad avvertire un senso di irritazione.
Come abbiamo detto, questa reattività è tipica dei bambini.
A questo punto ci sono due possibilità:
- l’io-governo di Paolo è un governo adulto, che interviene immediatamente per tranquillizzare i bambini. La reattività si spegne sul nascere. La stessa cosa che accade tra una mamma e un bambino: il bimbo si spaventa e guarda la mamma. Se la mamma rimane calma, il bimbo si calma
- l’io-governo di Paolo non è adulto e quindi reagisce a sua volta. La reattività dei bambini aumenta
In sintesi: c’è reattività zero, o vicino allo zero, quando l’io-governo è adulto. Non in senso anagrafico. Non conta l’età, ma conta il livello di coscienza, o livello vibrazionale.
Se l’adulto reagisce, significa che il suo io-governo si colloca in livelli non alti di coscienza o frequenza. Ne consegue una reattività infantile più o meno intensa, che può essere definita una malattia psichica più o meno grave, alla quale segue prima o poi una malattia fisica.
In altri termini, un indice sicuro di salute psichica e fisica è l’assenza di reattività. Ovviamente non solo esterna, come accade nelle persone che ingoiano e subiscono, ma anche interna. Assenza di reattività significa mantenere calma e lucidità, e rispondere nel modo più corretto possibile:
- per il bene proprio,
- per il bene dell’altro
- e il bene di tutte le persone coinvolte.
A seconda dei casi la migliore risposta potrà essere il silenzio, o il dire cose adatte a calmare l’altro, ecc., mantenendo il pieno controllo di sé.
Questo non significa non provare emozioni. Significa solo che le emozioni provate nell’immediato sono dall’io interpretate come segnali sintetici che gli fanno capire il senso delle parole dell’altro, la sua situazione interiore. Ad esempio la rabbia che prova gli fa capire che l’altro dice cose ingiuste.
Un io sano, spiritualmente elevato, sentendosi al sicuro (base sicura interiorizzata), non si preoccupa di sé, ma si occupa dell’altro, per aiutarlo, nei limiti del possibile. L’emozione che emerge allora è la compassione, che è intrisa di desiderio di cura.
Il mio maestro, Boris Porena, era un esempio vivente di un io sano, spiritualmente elevato.
Un io non sano, con un livello di coscienza poco elevato, va continuamente alla ricerca di cause esterne per spiegare e giustificare le proprie emozioni negative.
Se persegue su questa via, non riesce mai a guarirsi.
Questo è l’errore fondamentale nel quale cade quasi l’intera umanità, intrappolata in una via che conduce ad una progressiva disumanizzazione
In sintesi potremmo dire che la causa prima di tutte le agitazioni e di tutte le sofferenze è un io-governo incapace di educare, guidare, far crescere i bambini interni, perché lui stesso è rimasto, da questo punto di vista, un bambino.
La soluzione si trova nel Modello-Base, in cui si insegna all’io-governo come parlare ai bambini, per rassicurarli, proteggerli, dar loro tutto l’affetto di cui hanno bisogno.
[1] Vedi Lelio Basso, in Lavori preparatori della Costituzione.