
Comunità interiore e gruppo comunità
Può essere utile, a questo proposito, richiamare la visione di uno dei più grandi filosofi mai esistiti: Baruch Spinoza. Spinoza, per il suo pensiero assolutamente rivoluzionario, fu espulso, dopo un processo farsa, dalla comunità ebraica del Belgio, Paese in cui si era rifugiata la sua famiglia in fuga dalla Spagna.
L’espulsione praticamente significava una condanna a morte, alla quale egli riuscì a sottrarsi, trovando un nascondiglio presso un amico. Naturalmente il giovane Spinoza, poco più che ventenne, si trovò a convivere con emozioni estreme, le “passioni tristi”, che lo avrebbero portato a sicura rovina.
Egli lavorò intensamente su se stesso per scoprire una via di liberazione attraverso una purificazione dell’intelletto. In cinque anni riuscì nell’impresa più difficile per un essere umano: riacquistare il distacco e la piena serenità interiore. Il suo metodo è spiegato in modo articolato nel suo libro “Etica more geometrico demonstrata”.
Senza compiere questo passaggio, secondo Spinoza, l’essere umano rimane prigioniero delle sue passioni tristi, e non è in grado di vedere lucidamente la realtà. Il suo pensiero è offuscato, meccanico, non dotato di libero arbitrio.
Lo stato in cui l’uomo riconquista la libertà è definito da Spinoza “fortitudo”, che egli riconosce come il “vero bene”.
Questo è il primo, indispensabile, passo evolutivo da compiere. Ma ce ne è un secondo, che egli chiama il “sommo bene”. Il “sommo bene” si verifica quando una persona che ha raggiunto la “fortitudo”, si unisce ad altre persone che hanno percorso la stessa via.
I partecipanti del gruppo, essendo tutti dei liberati, si aiuteranno a vicenda per promuovere la liberazione di altre persone.
Secondo Spinoza, questo è l’inizio della vera politica, quella che promuove l’emancipazione dell’uomo.
Riprendiamo ora l’affermazione dalla quale siamo partiti:
“Per essere parte di un gruppo-comunità bisogna prima realizzare la comunità interiore”.
Ora questo è sicuramente vero. Nessuna vera comunità può nascere da un gruppo di squilibrati che si uniscono insieme. Però l’esperienza storica e clinica ci insegna che sono rarissime le persone che, come Spinoza, hanno compiuto questo passaggio da sole.
Per rendere questo percorso più praticabile, conviene, a mio avviso, attenuarne le difficoltà, che rimarranno comunque molto alte.
Conviene quindi pensare così: i due processi, almeno in parte, possono procedere in parallelo, aiutandosi a vicenda. Lo sviluppo della comunità interiore favorisce l’unione con altri per formare una comunità, e la comunità, a sua volta, favorisce la creazione delle comunità interiori dei suoi membri.
In qualunque comunità, anche di tipo Cristico, ci saranno sempre membri più avanti e membri più indietro nel processo evolutivo. Secondo l’insegnamento di Gesù, compito dei più grandi è aiutare i più piccoli.