Ascolto e mente analitica
riflessioni e commenti su alcuni passaggi del libro di Eckhart Tolle, Il potere di adesso
“L’ascolto profondo è qualcosa che si avvicina più ad una contemplazione che all’ascolto comunemente inteso”
“E’ raccoglimento nel silenzio e attenzione all’altro.”
“Il battibecco, il litigio, in misura minore la discussione, a differenza del dialogo, sono sintomi della mancanza di ascolto”
“Ascoltare un’altra persona significa ascoltare con il corpo intero. Mantenendo la percezione del campo energetico interiore, creiamo uno spazio tranquillo che ci consente di ascoltare veramente, senza interferenze della mente”
(pensieri, aspettative, desideri, giudizi, attaccamenti, avversioni).
“Solo essendo in contatto con il nostro essere, possiamo percepire l’essere dell’altro”.
Questo tipo di ascolto è già terapeutico, in quanto veicola il permesso di esistere così come si è, e veicola il presupposto ancora più generale: accettare le cose così come sono
“Gran parte delle interazioni umane avvengono attraverso uno scambio di contenuti. E’ quindi la mente analitica la parte di noi particolarmente interessata. La mente analitica per sua natura divide, classifica, analizza, dubita, critica, oppone, controlla, paragona, ecc. Con l’intelletto, l’ascolto profondo cessa completamente. Se ci identifichiamo nell’intelletto, alimentiamo il nostro Ego. Di qui il passo che giunge al conflitto è molto breve”
“Per la maggior parte, i rapporti umani consistono principalmente di menti che interagiscono fra loro, non di esseri umani che comunicano, essendo in comunione. Nessun rapporto può prosperare in tal modo, ed è per questo che nei rapporti umani vi sono tanti conflitti. Quando la mente egoica gestisce la nostra vita, conflitti, dissidi e problemi sono inevitabili”.
La mente analitica o egoica impedisce di vedere la realtà per ciò che è. Spesso siamo abituati ad affrontare le nostre reazioni o a risolvere i problemi con la sola mente analitica e controllante. Le soluzioni tentate in questo stato di coscienza non di rado aggravano il problema. La mente analitica, impotente, diventa mente preoccupata, ossessiva. Ogni conflitto è sintomo di una visione distorta.
Se prendiamo il conflitto (e le emozioni distruttive) come sintomo, e non come una realtà, usciamo dall’illusione condivisa. La disidentificazione e quindi la decontaminazione dell’io è un passo indispensabile per il lavoro successivo: individuare l’attaccamento, l’avversione, le convinzioni limitanti, le distorsioni percettive, che sono la vera causa del problema. In tal modo ogni difficoltà diventa una risorsa, una spinta all’evoluzione della coscienza.
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